Questo il racconto-camminata del nuovo volume dell’artista gimiglianese Luigi Antonio Rotella “I Sentieri delle immagini smarrite”, edito da book-sprint e acquistabile online anche in formato e-book , che crea nelle “cone” i punti di riferimento dell’antica mappa stradaria di Gimigliano , attraversando quelle mulattiere che fino a circa 50 anni fa rappresentavano le principali vie di collegamento con gli altri comuni e anche il modo per raggiungere le campagne per i contadini gimiglianesi.
Una particolare tradizione che accomuna tutti i borghi e le contrade della Calabria in cui la Madre di Dio e’ la maggiore raffigurazione presente.
Da una “cona” costruita dal bandito Pietro Gatto nella valle di Porto, Gimigliano ne ha ereditato l’attuale Basilica Minore dedicata alla Madonna di Costantinopoli meta di pellegrinaggio continuo oggi da tutta la provincia catanzarese.
“La “cona” , o edicola, dal greco eikon e da latino aedicula, acquista per i territori un significato impregnato di relogiosità…” , si legge nella introduzione del volume, “nasce dal bisogno di un piu’ intimo rapporto con la divinità, dalla volontà di porsi sotto la sua protezione…”.
Costruzione di singoli o famiglie, esprime il sentimento di devozione dell’uomo che spesso associa all’idea della richiesta della benedizione o di un prodigio avvenuto.
I manufatti , quasi tutti in calcestruzzo , non rappresentano quasi sempre un particolare valore artistico , ma delineano, questo si, il legame emotivo dell’uomo alla propria terra, alle proprie origini, alla propria sensibilità.
La descrizione di Luigi Antonio Rotella, gia’ autore di recente tra gli altri de “Il ritorno” “Calabria Letteraria Editrice” 2016, è come sempre molto dettagliata ed associa in modo perfetto ognuna delle 100 “cone” gimiglianesi alla propria appartenenza famigliare oltre che al racconto storico della sua origine.
La fluidità nel suo racconto è supportata da immagini che riportano il lettore emigrato a rivivere i luoghi della propria infanzia e ricordarne il percorso , ai giovani di oggi lanciano un input a voler approfondire i motivi dei segni che i nostri avi ci hanno lasciato e scoprire quelle parti apparentemente piu’ nascoste del territorio .
Le “cone” , i lumini che le illuminavano , erano il segno del passaggio dell’uomo e della presenza di una strada percorribile , un pò come i marcatori dell’odierno googlemaps , davano la giusta rotta al viandante non facendolo mai sentire solo.
La scelta di Rotella di riportarle alla memoria oggi facilita l’apprezzamento per le peculiarità del nostro territorio.
Damiano Truglia weboggi 19/08/2018 ( poi archiviato dal portale)